
Una città sporca ti allontana, difficile entrarci in contatto.
Disfacimento e decoro, alienazione e umanità: si alternano scomposti, impari, stanchi.
Questa notte prima di tornare a casa sono passato dal kebabbaro qui sotto. Dentro il locale – un magazzino sudicio di pochi metri quadri – fa un caldo assurdo. Mentre il signorone egiziano mi taglia la carne e si asciuga la fronte con l’avambraccio entrano due ragazzini zingari e si mettono in fila per essere serviti.
Lo sguardo del kebbabbaro cambia in un secondo. Gli occhi spalancati. Taglia la carne senza neppure guardarla: tiene lo sguardo sui due ragazzetti e non appena finisce di tagliare la carne per il mio kebab gli grida forte: “E allora? Ce li avete i soldi? I soldi, capito?!”, e allunga la mano verso loro strofinando l’indice e il pollice.
Nessun commento:
Posta un commento